Lyon, 29 gennaro 1516

Francesco Vettori a Lorenzo de’ Medici

Ancora nè M. de Tricarico nè io siamo partiti di qua; la causa è perchè intendiamo che il Re debbe venire in quà presto, e che si va a spasso per certi castelli e luoghi piacevoli, senza volere gli sia dato fastidio, e che ha seco pochissimi.

   E s’intende ch’ el Cristianissimo si è resoluto dare e danari alli otto Cantoni pro rata, e che, di già il generale de Languedoc, che aveva tutta la somma a Chambéry, ha mandato questa parte a M. de la Guiche, che era a Genève per il Re, perchè la possa distribuire; il che dimostra che costoro amano assai de’ Svizzeri, e non solo rispetto allo stato di Milano, ma ancora rispetto alla Francia; perchè non si hanno Svizzeri che tengono, le quali sono in mano di quelli Cantoni che non vogliono l’accordo; e in oltre, se l’Imperadore vorrà muovere, ha l’Imperadore nello stato di Milano, avendo danari, sempre seco li cinque Cantoni, e li otto non vorranno essere contro l’Imperadore e a loro medesimi; in modo che, quanto alla Lombardia, questi otto Cantoni poco li gioveranno, ma li potranno ben giovare a non convenire con li altri, quando volessino assaltare questo regno, come feciono quando vennono a Dijon.

   Come per altra ho detto, Inghilterra ha fatto provvisione a uno suo imbasciadore che è appresso l’Imperadore di ducati cento venti mila, e quelli mercanti a’ quali avea dato carico di ordinarli a Ausbourg, dove alii xvii del presente era l’Imperadore, gli hanno rimessi là per lettere, e hanno risposta da quelli a chi commettevono, che l’oratore Inghilese ha bisogno di danari presti, e che quivi sarebbe impossibile fare presto questa somma, e che bisogna sieno mandati là contanti; che è segno, che, avendo a servire questi danari a’ Svizzeri o allo Imperadore, debbono fare qualche effetto presto. Si vedrà apertamente se Inghilterra vuole tenere il Cristianissimo occupato e travagliato, acciò che abbia a lasciare Scozzia, della quale vorrebbe poter disporre; e il Cristianissimo sarà alla fine necessitato o lasciare Scozzia o li Veneziani; e, lasciando Scozzia, Inghilterra non darà più danari alli Svizzeri, e loro, che non sono usi a stare senza essi, li pigleranno dal Cristianissimo. Se lascia i Veneziani, l’Imperadore si fermerà; ed, avendo otto Cantoni de’ Svizzeri, dalli cinque non potrà essere molestato. Ma lui dubita che, abbandonando Scozzia, Inghilterra non diventi più gagliardo, di averlo poi a temere in questo regno, e non avere da poter fare diversione quando lui volessi assaltare. E gli pare, che importi assai, se abbandona i Veneziani, gli pare mancare di fede, e stima assicurarsi dello stato di Milano quando loro ripigliono Brescia e Verona; perchè, mancando allo Imperadore lo adito di Italia, pensa non sia ogni giorno per tentare imprese nuove, e, quando le tenti, non gli possino riuscire. E ha ancora un altro dubbio, che come lui mostra a’ Veneziani di volere che concordino con l’Imperadore, che loro, desperati non convenghino con detto Imperadore, e gli mettino sotto sopra tutta la Lombardia, dove in fatto si crede che lui giudichi avere poca parte.

   E non pensi vostra signoria che il Cristianissimo tenga più conto della fede, che non gli dia più molestia quello dico di sopra, sicchè, signor mio, qui è da fare assai. E vero che il regno è ricco; pure il Cristianissimo passato ha fatto sempre guerra; questo spese assai nel principio, e questa impresa d’Italia gli costa il mondo; e l’altre volte che i Francesi hanno condotto esercito in Italia, quando hanno vinto, se bene il Re ha speso, e particulari sono arricchiti; ma questa non è intervenuto così, perchè hanno combattuto con uomini poveri, e tutti tornono in quà senza un soldo. In effetto qui bisognerebbe pace; e, poichè il Papa e vostra signoria ha preso questa volta donde in fatto si può sperare, è necessario fare ogni opera che questo effetto segua. E, con il pretesto degli infideli, il Papa può persuadere e all’ Imperadore e all’Inghilterra e a tutti li altri principi che sia bene posare le armi, la qual cosa sono certo che Sua Santità fa; ed io non ho scritto questo per ricordarlo a vostra signoria, ma più presto per ricordare me medesimo; e a quella mi raccomando.