Firenze, 5 febbraio 1516

Episcopo Tricaricensi. Nomine Cardinalis de Medicis.

N.S. fa come chi ama, che spesso ricorda et replica una medesima cosa. Sua Santità, quanto più pensa al caso de’Svizeri, tanto più li pare da posarli ad ogni modo; et iudica che, fermo questo humore, el Cristianissimo resti sanza suspecto et fastidio di cosa di momento, et che in tale accordo consista gran parte de la quiete sua, come per la ultima vi si scripse. Et quando pure non si possi quietarli, a N.S. occorrerebbe che si facessi opera di appuntare almeno con lo Imperatore per mezo de lo Arciduca, che crederria la cura non fussi difficile, di fare una tregua lunga; et ogni volta che si rompessi la intelligentia di Cesare con Helvetii, et si posassi con l'uno o con l'altro, el Cristianissimo sanza dubio haria vinto. Cosi havendo Sua Maestà ad pensare in un medesimo tempo a tucti e dui loro, resta inquieto; et la cosa merita consideratione grande. N.S., per lo amore che porta al Cristianissimo, et per conoscere et volere ogni fortuna sia comune, ne ha parlato qui largamente col prefato signor Antonio Maria; et a noi ha decto, che questo medesimo scriviamo a V. S., ad ciò che, trovandosi in facto, la possi ricordare, riscaldare et persuadere dove li paressi di bisogno; et cosi advisarci in che termine si trovino le cose, quello che segue, et se achade che di qua si facci opera alcuna; perchè tucto si farà volentieri et con diligentia.