Roma, 30 marzo 1516

Episcopo Tricaricensi. Nomine Cardinalis de Medicis.

Poi ch’ a’dì XXII vi scrivemo l’ultima, comparsono le vostre breve de’ XVII et XVIII, et hiersera l’ultime de’ 23, per il Sudicio, corriere, spacciato a posta. Et oltre al dispiacere che ha N. S., che le cose Franzese in Lombardia vadino in ruina, si è adiuncto quello che li hanno portato queste ultime vostre, parendoli che il signore Antonio Maria non habbi facto quello offitio che richiedeva la verità et l’obligo suo, perchè Sua Santità li ha aperto sempre il vero concepto del core suo, come a imbasciatore del Cristianissimo et come a fidele servitore et parente; et maravigliasi et duolsi forte che habbi scripto et porto al Re le cose diverse da’ discorsi et ragionamenti hauti insieme. Et questo li preme per la ombra et gelosia che comprehende per le lettere vostre haver preso el Cristianissimo, al quale in questi travagli vorria potere con le più care cose che habbi al mondo dar piacere, et fare utile et honore. E li è ben vero che, parlando el signore Antonio Maria un giorno a N. S., et dicendoli come harebbono VIII mila Svizeri, Sua Santità li respose, sanza essere ricercha, ex abundantia charitatis: Fate di haverne insino in XII mila, et noi siamo contenti pagarne II mila. A le quali parole el signore Antonio Maria si apiccò, richedendo che ordinassi e danari a Milano. Per il che Sua Santità replicò, che se decti VIII mila Svizeri non venivano, non achadeva farli fare questa demostratione et provocare lo Imperatore più che si sia, sanza profitto loro. Che quella medesima iniuria reputerebbe Cesare esserli facta con fare le provisioni di questi danari per quella condocta, anchor che Svizeri non venissino, come saria se fussino venuti et preso danari: et che non voleva, senza adiutare e Franzesi, nuocere a sè più che quello si habbi facto sino a mo’; che Dio voglia le cose nostre passino bene. —

Quanto ad mandare il Legato a lo Imperatore, di che il Cristianissimo si duole, saria forse meglio per Sua Maestà che fussi andato molti giorni sono; ma per aspectare la resposta de la nostra de’ VI, si è perduta bona occasione, et il troppo respecto ha nociuto a l’uno et a l’altro; et il Reverendissimo di Sancta Maria in Portico, disegnato per Legato, anchora si trova in Firenze. Sì che vedete che reputatione o credito darà N.S. a lo Imperatore con questa legatione; che andando hora troverrà facta la festa, et non potrà servire nè Sua Beatitudine nè Sua Maestà: tamen andrà, per non mancare di questa diligentia, benchè tarda. Ma sempre che N.S. intenda che il Re si possi defendere, o (perdendo adesso, come horamai si può dubitare) che altra volta sia per recuperare ec.; non mancherà di fare el possibile per adiutarlo: nè è Sua Santità si poco esperta, che non conosca quanta perdita fa la Chiesa et Sua Santità, perdendo el Cristianissimo lo Stato di Milano, nè di si poco animo che guardassi in pagare 4 mila fanti; che non che 4 mila, pagherebbe tucti XII mila, et potere fare qualche fructo. Ma V. S. ha ad intendere che per parte del Re nè del Gran Contestabile non li è stato mai ricerco danari nè pagamento di fanti, ma si bene di qualche gente d’arme che si condussono a Bologna et a Modena; et tucto el parlare del signore Antonio Maria sopra questa materia fu sanza lettere del Re o di Borbona, et sanza spendere el loro nome; et molti giorni avanti che arrivassi la vostra de’ XVIII, che accennava che el signore Antonio Maria ne ricercherebbe N. S.; di che poi non si è parlato. Ma Sua Beatitudine non si è già ingannata di questa venuta de’ Svizeri in favore de’ Franzesi; et vedeva le cose de lo Imperatore tanto avanti et quelle di Franza tanto indreto che, quando bene venissino, non sarieno a tempo; et modestamente, lo ha ricordato in modo che l’hanno potuto intendere. Et quello che anchora li dispiace è che, secondo lo scrivere vostro, voi non mostrate che di costà si sappi anchora a che termine sono e Franzesi in Italia. Ma per non replicare più quello che darebbe fastidio sanza fructo, non vi diremo altro, se non che subito parliate col Cristianissimo per parte di N. S., et lo accertiate del bono animo che harà sempre in tucte le cose et in ogni fortuna di Sua Maestà, pregandola che non vogli fare mal concepto di Sua Beatitudine; perchè quello ha scripto el signore Antonio Maria è stato a buon fine et transportato da affectione, et non ha saputo porgere questa cosa. Et quando la passione pure di questi accidenti alquanto ingannassi Sua Maestà di questo amore del Papa, che è verissimo, non si lassi almeno ingannare a la ragione che non ha replica, et non patisce che Sua Santità vogli più presto in Italia li Todeschi ch’e Franzesi, et perdere un Principe tanto obediente, tanto devoto de la Chiesa, et con chi si è tanto incarnato et naturalmente affectionato, et parente de la Casa sua, per acquistare un altro Principe de la sorte et dispositione che è noto a tucto el mondo. Confortate Sua Maestà ad adiutarsi francamente, et interpetrare in bona parte, se N. S., per uscire mo’del presente periculo, facessi qualche remedio a le cose sue, che a Dio piacci che sieno in tempo, et ad promettersi di Sua Santità come di patre. Circa a Madama non acade che il Cristianissimo la racomandi, perchè N. S. et tucti noi per amor di quella bona memoria del Duca, et per le virtù et qualità sua, et precipue per respecto di Sua Maestà, la amiamo singularmente.