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Marino
Sanuto, Diarii, Vol. XXV, col. 396 (carta 236)
Sumario
di una lettera di sier Antonio Justinian orator nostro, data in Ambosa,
a dì 26 April 1518, narra il batizar dil fio dil Re.
Come
la longeza di la cerimonia di eri a dì 25, fo il zorno di san Marco,
nel batizar dil Serenissimo Dolphino, che durò fino a poco manco
di hore 3 di note, è stà causa non ha expedito le lettere,
et l’andar suo stava in dubio rispeto la indispositione sua, tamen,
havendo monsignor Gran maestro, per più vie e per noncii, fatoli
dir non restasse di andar perchè non andando seria di scontenteza
dil Cristianissimo et illustrissima Madama, unde vi volse andar, e Dio
lo sa con che travaglio, per essersi levato con le febre e ritornato con
majore, et Madama e monsignor Gran maestro, vistolo, li mandono a dir
ch’el tornasse a caxa. Scrive fece qualche renitentia, con farli
intender, poi che l’era andato restaria, unde lui medemo Gran maistro
li vene a dir che ’l mi faceva comandamento da parte dil Re che
ritornassi a caxa. Aceptoe la comodità e ritornò a caxa
lassando il suo secretario lì, acciò fusse presente a veder
l’ordine; il qual fu questo, zoè:
Il fiol fu levato ne l’imbrunir di la sera da
la sala de Madama, qual era adorntata e sofitata de restagno d’oro
e d’arzento molto belli, parte di qual erano soprarizi. In capo
a la sala era uno belissimo tornoleto da i travi in terra, dentro il qual
era il fiol: dove intrati li illustrissimi duchi di Barbon et de Lanson,
fata reverentia al letto, levorno la coperta che era di restagno d’arzento
soto la qual era il fiol, il qual fu levato per madama de Lanson e dato
in brazo a lo illustrissimo duca de Urbino, che lo porto fino a la chiexia,
precedendo gran quantità de signori e zentilhomeni, tutti vestiti
d’oro e d’arzento et de seta, con torzi in mano. Immediate
avanti il Delphino erano li più honorati signori, Lanson, Burbon,
Vandomo, et altri principi che portavano le cerimonie solite, candeloti,
aqua, sal, fazuoli et altre cosse consuete a simel oficio, con li quali
erano acompagnati li oratori che se atrovano a questa corte, ciascheduno
per li gradi sui. Immediale da poi seguitava la illustrissima Madama;
a brazo a lei era il re di Navara, poi drieto Madama la madre del duca
de Lanson con le due fiole dil Re drieto; poi seguitava la sorela dil
Re, acanto a la qual era la sorela di la Serenissima regina, et molte
altre inumerabile signore. Con quella pompa, a lume de quasi infinito
numero de torzi, se ando a la chiesia, lontana del loco dove fu levato
il fiolo quanto poi esser longa la piaza di s. Marco, per strade ornate
de lapezarie coperte et pavimentale, etiam, de altri adornamenti, de verdure
e fiori. Le cerimonie del batesimo furono fate dal reverendissimo cardinal
de Burges, assistentibus altri dui cardinali Boysi et Vandomo, et gran
numero de prelati. Li compari sono stati il duca de Urbino nomine Pontificis
et il duca di Lorena, nec non madama de Lanson sorela del Christianissimo
re. Il nome dil fiol è Francesco come è il padre, per dar
numero di Re a questo nome. Finito il batesimo, che era l’ora sopradita,
furono fati pochi et altri segni di letizia per tutta la terra; nè
più parlicularità de questo caso poi scriver. Eri matina
il Re dete l’ordine di San Michiel ai duchi di Lorena et Urbino.
Qui erano nontii del duca di Geldria per haver la confirmazion di le tregue
concluse tra lui e fiandresi da la Cristianissima Majestà, e che
la fusse etiam conservatrice de quelle, come era stala de le passate;
et sono stà expedili ad votum, el partiti, fe’ dir al Cristianissimo
re il suo Duca si voria maritar in Franza e Soa Majestà trovasse
una dona conveniente al grado suo, aut li desse licentia lo potesse far
in Alemagna: e si dice esso Duca ha uto qualche indignazion per aver dato
madama di Bologna al duca di Urbino e non la sia stà data a lui.
Il Cristianissimo re rispose provederia di maritarlo. Scrive, eri ricevete
lettere nostre di 6, 8 videlicet 7.
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