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Nantes,
18 agosto 1518
A Giulio
de’ Medici
Veduto
di quanta importanza era la lettera in cifra di Vostra Signoria, et quanto
Nostro Signore desiderava haver risoluta et presta risposta, per saper
l’animo del Re Christianissimo, et come haversi poi a governare
in caso che il Catholico fosse eletto Re de’ Romani et demandasse
la investitura del Regno di Napoli etc., feci ogni instanza possibile
per essere et per parlar col Re, sperando, se io ciò far potessi,
che facilmente havrei potuto ritrarre dal volto, da gli atti et dalle
parole di Sua Maestà l’intrinseco del cor suo sopra questa
materia, come Nostro Signore desiderava. Non potendo far come io voleva,
ho fatto come ho potuto, perciochè, vedendo io che non m’era
permesso d’esser col Re, et essaminando che, andandosene sua Maestà
nella bassa Brettagna, senza notificarle lo scriver vostro, bisognava
star forse un mese prima che si potesse fare quanto N. S. mi comanda,
et sapendo io che Giaduin è de’ tre Secretarij del Re il
più integro et il più da bene, et che di necessità
(massimamente non ci essendo gli altri due; Robertet et Villeroi), dal
Re et da Madama havria inteso per il medesimo, deliberai con l’altre
cose conferire a parole ancor questa al detto Giaduin, et così
feci con tutte quelle circostanze et circospettioni che ricerca la gravità
della materia, imponendogli il secreto, sotto pena di scommunicatione,
quando di ciò si parlasse, fuor del Re, et di Madama, del gran Maestro,
et di lui. Et fattolo prima benissimo capace della cosa, lo rimandai al
Re. La cui Maestà per il medesimo Secretario mi fa rispondere,
restare con estrema obligatione verso di Nostro Signore, et con grandissimo
piacere dell’animo suo, vedendo sua Santità non solo aprirle
le cose che sono d’importanza grande, ma volere ancor sopra d’esse
il parer et la volontà della Maestà sua. Di che con tutto
il cuor suo ringratia sua Beatitudine, ricordandole havere ottimamente
collocato ogni fede et ogni amore che Nostro Signore habbia alla sua persona.
Quanto alla elettione del Catholico, dice sua Maestà non potersi
persuadere che habbia a seguire et che per questo le par da stare a vedere,
se pur seguisse. Et se il Catholico richiedesse la investitura, giudica
che sia in tal caso da governarsi secondo il termine et il caso nel quale
alhora si troveranno le cose, et che per essere il Catholico suo genero
et figliuolo, non può se non piacerle l’honore et il bene
di sua Altezza, ma bene le dispiaceria ogni indignità et depressione
dell’honore et della autorità di sua Santità et della
Sede Apostolica, alla conservation et augumento della quale dice non volere
nè poter mai mancare, et che di questo per tutte quelle vie che
a me occorrono le migliori, io assicuri Nostro Signore per parte di Sua
Maestà, et che per maggior testimonio, fede et certezza di questo
suo perfetto animo verso sua Beatitudine scriveva di sua propria mano
una lettera, acciochè io fedelmente la mandassi alla sua Santità,
et così me la lesse et diede, et fia con questa, che a me pare
una buona et efficace lettera. Dice che prega Nostro Signore a notificarle
quelle che di mano in mano sua Santità intende sopra tal materia,
acciochè occorrendo a sua Maestà altro, o più di
quelle che hora le è occorso da ricordare a Nostro Signore, possa
farlo, etc. Nel discorrere io con Giaduin sopra questa cosa, per trarre
da lui, se possibil fosse, più oltre di quelle che detto gli haveva
per commissione del Re, mi confessò che sua Maestà haveva
sentito tal nuova con gran dispiacere dell’animo suo, et scritto
et spacciato subito nella Magna, senza dirmi il contenuto. Ma io credo
che sia, così per intender il vero della cosa, come anche per ovviare,
se possibil fosse, che l’elettione non habbia effetto. Se la cosa
non segue così in un tratto, et ci sia tempo da parlarne a bell’agio
col Re et con Madama, mi persuade d’intender sopra ciò la
vera intention loro benchè assai chiaro la possiamo comprendere
per la lettera di mano del Re, alla quale non saria forse se non ben fatto
che anche Nostro Signore rispondesse quattro versi di sua mano.
Ma
ragion vorria che nè gli Elettori volessino per loro Imp-ratore
Principe si potente, la grandezza del quale sempre è loro odiosa,
nè Cesare privasse se, mentre egli vive, per darlo ad altri, del
maggiore honore che habbia, nè il Catholico cercasse quel titolo
che gli toglie le ragioni del Regno. Certo par cosa strana da credere.
Il Signor Duca nostro da savio fece inolti di sono per me avvertire il
Re di questa elettione del Catholico, ricordando con prudenza et con amore
a sua Maestà che per non far per lei tal cosa, cercasse quanto
potese d’impedirla. Rispose il Re quanto penso havrete visto, per
la mia a sua Excellentia de gli XI. Dicemi Giaduin, che quando egli espose
questa cosa al Re, si ricordo subito di quanto il Duca l’haveva
sopra ciò avvertita et ricordatoli. Costoro credono facilmente
tutto quello che fa per loro et e converso. Bacio i Santissimi piedi di
Nostro Signore et le mani di vostra Illustrissime et Reverendissima Signoria.
Di Nantes, a’ 18 d’Agosto 1518.
Humil. ser. di V. S. Reverendiss. Il Card. di Bibiena.
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