Ansenis, 22 settembre 1518

A Leone X

Santisimo Padre, etc. Per M. Bemardo de’ Medici, il quale parti di qui quattro giorni sono, scrissi molto lungamente tutto quello che io haveva degno della notitia di Vostra Santità, corne quella haverà potuto veder per le lettere mie a Monsig. Reverendiss. Vice cancelliere et allo Illustriss. Sig. Duca. Onde non replicherò il contenuto di esse per la presente la quale scrivo alla Santità Vostra, più per sodisfare alla petitione di Monsig. Reverendiss. di Boisì et a Monsig. Gran Maestro, per la causa che dirò di sotto, che per credere che sia bisogno d’alcuna preghiera et intercession mia, ove concorra quella del Christianissimo Re et di Madama, per persone di loro benemerite, come sono tutti questi tre fratelli. Hoggi è stato da me il Reverendiss. N. et sotto lettere credentiali de’ predetti Reveren. Cardinale et Gran Mastro, m’ha esposto corne il Christianissimo Re lo manda alla Vostra Beatitudine per ottener la legatione di Francia in persona di sua Signoria Reverend. la quale dice esser molto più desiderata da sua Christianissima Maestà et da Madama che da’ loro fratelli li quali, corne è noto a tutto il mondo, sono l’anima, la volontà et il cuor proprio del Re, et Madama m’ha hoggi parlato più caldamente di questa cosa, che per aventura non haveria fatto, se fosse propria del Re o sua. Io all’huomo, prima, et poi a Madama, ho mostrato tutte le cause per le quali vostra Beatitudine potria rendersi difficile a conceder la gratia, et fatto ogni opera a me possibile perchè non si venga a questa demanda, ma la cosa è tanto fissa nella mente del Re et di Madama, e tanto sperano nell’amore ch’essi portano alla Santità vostra, et in quello che sanno esser da lei portato a loro che, non ostante le difficoltà per me allegate, si confidano in tutto d’ottenerla da vostra Beatitudine, per tanto più restarle obligati, e tantio piu haver cagion di far per lei et per quella Santa Sede tutto quello che è in poter del Re, quando il bisogno lo ricercasse. Et benchè io lo giudichi superfluo, come di sopra ho detto, pur non ho voluto mancar alle domande loro di scriver questa all Santità Vostra; per la quale l’accerto non essere cosa al mondo più a cuore al Re, et Madama, nè più desiderata da loro, che questa, nè per la quale sieno per esser più tenuti a Vostra Beatitudine, nè anche può venire beneficio che faccia vostra Santita in persona alcuna che da lei più lo meriti, che Monsig. Gran Maestro il quale e così gran servitore di Vostra Beatitudine, insieme co’ fratelli suoi, et tanto huomo da bene et virtuoso, che ardirò dire che tutta la Francia non ha un altro suo pari, et oltre a questo è tanto sviscerato del Sig. Duca, che per se stesso merita che vostra Santità facia a lui et a tutta la sua casa ogni honore et beneficio possibile, et pero con tutta la riverenza et efficacia del cuor mio raccomando questa cosa alla Santità vostra etc. Alla quale resto baciando sempre i Stantissimi piedi.

Da Ansenis, a’ 22 di settembre 1518.

Di V. Sig. Illustriss. et Reverendiss.. humil. ser. il Cardinal di Bibiena.