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Ansenis,
25 settembre 1518
A
Lorenzo de’ Medici
Illustriss.
etc. Per Bernardo, et per le lettere mie portate da lui, havrà
Vostra Excell. inteso la risposta che Madama mi fece circa li cento mila
franchi, rimettendo tutto alla venuta del Re, senza mostrare una difficoltà
al mondo. L’altr’ hieri mi disse che da poi il Cancelliere
le haveva detto non sapere che di ciò fosse alcuna promessa et alla presenza
mia chiamo il Cancel. che disse il medesimo. Risposi ch’in ciò
non sapea bene la verità et ch’io in Angier mi trovai presente
una volta, quando il Re parlò di ciò, dicendo che faria
ancor meglio. Replicò il Cancel. che di poi ci erano corsi molti
dì, et circa al Breve etc. corse molte difficoltà, et che
nel conceder poi il Breve a vostra Excellentia, ella haveva promesse le
gratie al Re, senza far parola de’ cento mila franchi. Io voleva
rispondere, ma Madama impose silentio, conchiudendo che se il Re haveva
fatta tal promessa, non vi mancheria. Hoggi ho di nuovo caldamente parlato
con sua Excellentia sopra di ciò , accertandola che Vostra Signoria, se
ciò non fosse, non ne farebbe parola, perchè stima più l’honor
suo et la gratia del Re, che quanti danari ha il mondo, et che per l’amor
di Dio non si facesse torbido quel ch’è chiaro, dico della
promessa etc. Hammi risposto che farà col Re, et che io so che
ella ama vostra Excellentia da figliuolo che desidera ogni vostro bene,
et ch’io lasci fare a lei. Ho scritto questo perchè sappiate il
tutto, ma ben prego Vostra Excellentia non se ne dia molestia, perchè credo che il Christianissimo non vorrà mancar della parola sua,
et oltra di ciò quella può ben pensare ch’ella ha
qua fedelissimo et amorevolissimo procuratore, che per Io sviscerato amore
che a lei porta, et per il desiderio grande che ha del ben vostro, non
vi lascerà mancar di difesa. Andava pensando se questo imbrattamento
fosse messo in campo per facilitar la gratia che essi chieggono della
legatione per Boisi, con dire: Noi daremo a voi li cinquanta mila scudi,
havendo voi la legatione etc. Et così per conto di due gratie,
farne una a noi. Tutti questi pensieri sono vani sopra tal materia, sin
ch’io non parlo al Christianissimo. Dissi hoggi a Madama volere
andar per questo conto solo per ispedir la cosa etc. Mi disse che non
era bene, et replicommi che io lasciassi fare a lei.
All’ultima
lettera di Vosta Excellentia de’ XIII non accade altra risposta,
se non che circa la demanda che fu fatta in Ispagna a Nostro Signore per
la morte della Regina di Napoli, io sono della medesima opinione che è
la Excellentia vostra, pensando che quando il Catholico donasse alcuna
entrata, vorria in qualche cosa da N. Signore tal contracambio, che bisogneria
mostrar non haver Nostro Signore manco inclinatione là che qua:
si che io mi conformo col parer di lei.
Li
giorni passati Madama ha mandato al Catholico un Frate di San Francesco,
di gran cervello, chiamato Avemaria: non posso ancor ritrar la causa.
Credo che sia stato per avvertir quella Maestà di qualche cosa
a proposito suo et del Re Christianissimo, per quanto m’accenna
chi m’ha detto l’andata del Frate. Raccomandomi in buona gratia
di Vostra Excellentia.
Da Ansenis, a’ 25 di settembre 1518.
Humil. Serv. di V. Exe. il Cardinale di Bibiena.
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