Ansenis, 3 ottobre 1518

A Lorenzo de’ Medici

Illustriss. etc. Scrissi all'Excellentia Vostra per Bernardo a' XVIII et poi a' XXV del passato per via di Lione.
     Hiermattina hebbi ad un tempo medesimo due di Vostra Excellentia de' XX l'una, et l'altra de' XXIII del passato. Alle quali risponderò brevemente, perchè nell'alligata, commune a Monsig. Reverendiss. nostro et a Vostra Excellentia, supplisco in molte cose, nelle quali manco in questa particolare.
    
Ho preso gran dispiacere della indispositione della Signoria di Madonna Vostra madre, così per la incommodità della persona sua, come per lo affanno ch'io penso che a Vostra Excellentia se ne dà, per la singolar affettione et osservanza sua verso lei. Ma spero in Dio che sarà stato poco et breve, et Madonna tornata gana et gagliarda: così aspetto et desidero d'intendere per le prime di V. Excel, o di M. Goro. Alla Regina et a Madama dissi hieri il mal di Madonna, le quali mostrarono haverne dispiacere assai, et m'imposero che nelle lettere mie per lor parte amorevolmente la confortassi a far tutto per guarir presto et per star sana.
    
La Excellentia Vostra vede per la lettera commune, quanto Madama ha parlato meco circa la elettion del Catholico: le ho detto quel che in ciò l'Excellentia Vostra mi scrive et ricorda con tutto l'amore et con tutta la fede sua a beneficie del Re, et l'offerta che le fa dell'opera sua. L'è stato supremamente grato, et ha gustato tutto, et mostra piacerle assai il ricordo vostro; et corne prima sia tornato il Re, vuol tutto proporre alla Maestà sua, con credenza che si habbia a mettere in essecutione quanto Vostra Excellentia saviamente ricorda, se già in questo mezzo non venisse aviso, la elettione esser del tutto stabilita. Similmente dissi a Madama quel che Vostra Excellentia scrive circa alle cose loro d'Inghilterra, nelle quali, avenga che ella non mostri un dubbio nè una difficoltà al mondo, parvemi nondimeno che il ricordo vostro fosse accetto. La Excellentia Vostra dica pur sempre in tutte le cose del Re il parer suo, perchè l'assicuro che sarà del continuo volentieri udita, perciocchè, et sia detto senza adulatione, qua vi hanno per molto savio, et per grande et sviscerato servitor del Re.
     Francesco Nori è qui. Dell'avvisar Vostra Excellentia delle cose dello stato et delle liti di quella, lascio la cura a lui et al S. Ambasaciator Fiorentino, che così m'hanno detto, che faran diligentemente, et io non manco di far qua tutto quel che per me stesso conosco o che essi mi ricordano, a beneficie delle cose di V. Excellentia. Tre dì sono mandai un mio dal Re in corte insieme con un huomo del Duca d'Albania per far prova d'ottener quelle che per lettere de' due prefati intenderà l'Excellentia vostra.
    
Conferii a parole con Madama, quanto mi scrive Vostra Excellentia dell'andata di messer Leon Bello al Papa in nome del Christianiss. et della causa, soggiungendo quelle parole che più mi parvero a proposito di quanto quella prudentemente discorre in tutte due le sue. Madama, come savia et amorevole, gustò tutto, et mi conchiuse che Nostro Signore mostrasse maravigliarsi di tal domanda et credere non esser veramente l'intention del Re, si per havere in se poco dell'honesto, come per non scrivergliene cosa alcuna il suo Legato di qua al quale il Re n'haveria parlato, se molto desiderasse et conoscesse esser cosa honesta; concludendogli che sua Bea-titudine ne scriverà a me, et che io in nome suo farò la risposta al Christianissimo Re, col quale Madama dice che si lasci poi fare a lei, perciochè la governerà di sorte che sua Maestà sarà contenta, et non se ne parlera più. Dissemi, queste due cose essere state messe innanzi dal Cancelliere, con dire al Re che Nostro Signore altre volte l'ha promesse a sua Maestà, et che i Duchi di Milano, seconde il dir suo, havevano dalla sede Apostolica l'indulto dei beneficij di quello stato. Vedendo non essere motivo di Lotrec, non entrai per allhora altramente nella cosa sua, secondo lo scrivere di Vostra Excellentia. Se la Regina non sopragiugneva, io faceva forse destramente cadere il proposito di ragionare, ma forse è stato meglio così, perchè so che ci sono molti che voglion rompere la lancia contra di lui, et io dipoi havre più il campo largo da poter correre. Bastami solo haver inteso in ciò l'intention vostra. Lasciate hora fare a me che a tempo et luogo tirero l'arco, et m'ingegnero dar nel segno, parendomi che sia non meno il bene del Re et il bisogno di quello stato, che il proposito nostro, il mettere un altro in quel luogo et levarne lui.
    
Circa la cosa de' cento mila franchi, non ho da dire a Vostra Excellentia più di quello che scrissi per l'ultima mia de' 25. Se ella potesse comprendere con l'animo quanto sia il desiderio mio di servirla et di satisfarla, giudicheria esser del tutto superflue il ricordarmi le cose sue che mi sono a cuore forse più che a lei. Alla tornata del Re farò quanto possibil sia per la espeditione: in tanto non se ne dia nè pensier nè fastidio per quel che da me le fu scritto li dì passati etc. Et in sua buona gratia humilmente mi raccomando.
    
Da Ansenis, a' III d'ottobre 1518.

Di V. Excellentia humil. ser.
il Card, di Bibiena.