Parigi, 8 decembre 1518

A Giulio de’ Medici.
Reverendiss. etc... L’alligata lettera è si lunga, et forse si fastidiosa, che per aventura V. Sig. Reverendissima non ardirà legger questa, la qual sarà breve.
     Ho ricevuto le Bolle delle decime et parlato col Re et con Madama et con Samblansé. A Madama saria piaciuta la seconda: ma in fine l’usanza dell’altre Bolle ricevute per il passato è stata causa che non si sia accettata l’altra, n è di queste tre, se non l’ultima, et sia certa V. Sig. che, se non fosse stato il Cancelliere, il Re pigliava l’altro dì quella, nella forma che era, et non bisognava cercare altro, et questo vi dico per cosa certa. Messer lacomo Salviati sarà depositario del Re, et lo Spina mi dice che del resto sarà ottimamente d’accordo con Samblansé, il quale è tenuto huomo da bene et tanto amorevole servitore a Nostro Signore, et a tutte le cose della casa, che in verità mi par se gli habbi obligatione, insieme co’ due nipoti, che l’uno con le lettere da Roma, cioè San Malò, l’altro, cioè Lodeva, con la lingua fa ogni buono officio qui. Il Re farà l’obligatione dello spendere questi danari contra infideli nel modo et forma che si contiene nella Bolla et nel Breve a me: et la sua Maestà mi dice che pensa spenderne in questa impresa molto maggior somma che, come per la mia de’ 6, havrete visto, la sua Maestà promette in queste cose turchesche una bella banda di gente, et hoggi è stata coi Marscalchi et Capitani di gente d’arme tutto dì sopra queste ordinationi: et se non fosse che egli e tutto intento all’honorare questi Oratori Anglici, senza alcun dubbio non spenderia il tempo in altro, che in ordinare et preparar questa cosa. Alla qual si mostra tanto desideroso, che mi ha, ridendo, detto che havria quasi caro che i Turci assalissero lo stato della Chiesa, non per male che volesse vedere alla Sede Apostolica, giurando che prima vorria vedere il suo, ma per havere occasione di far alcuna cosa rilevata in favore, et beneficio di Nostro Signore et della Santa Sede.
     Piacque a Dio tirare a sè l’anima della buona memoria de Signor Giovanni Iacamo Triultio, havendo prima disfatto tutto quello che haveva fatto con Svizzeri. Le Lance che per lui erano in persona del Signor Camillo suo figliuolo, credo si distribuiranno fra quelli della Casa: et chi pensa altrimenti s’inganna. Dico questo, perchè forse è chi pensa di costà haverne la metà, per quanto si persuade qui l’huomo suo.
Madama non è ben satisfatta di Lotrec nè del Cancelliere, poco amici nostri: et sapendo io che poteva far qualche frutto, ho giàrotto il ghiaccio di maniera che per aventura il colpo potria haver colto, et massime se il Re verrà a Milano, che in tal caso, se Madama sta salda, si potria sanar qualla piaga : et per sbattere l’altro di qua, si tirerà su Monsignor di Parigi, il più da bene, il più virtuoso et il miglior Prelato di questo Regno.
     Il Gran Maestro, col quale ho parlato di tutte le cose scritte nell’altra, mi conferma il medesimo che il Re et Madama, et praecipue del Duca di Ferrara. Et quanto al sale et all’altre cose, sopra quali bisognerà far nuova provisione, mi dice, che si farà tutto benissimo et caldamente : et m’assicura che dell’animo ete volontà del Re non si può dir tanto bene verso Nostro Signore, che in fatto non sia molto più. Per non fastidir più la Signoria Vostra, fo fine. Questa mando sino a Lione per l’ordinario, sin dove non sogliono volare, et di là a Fiorenza ordino che se fra un dì o un dì et mezo non passa cavallaro alcuno, ne spaccino uno a posta, per non tenervi tanto in desiderio di mie lettere, et per levar Nostro Signore et Vostra Signoria da ogni dispiacere che voi havete preso delle cose scrittemi, stimando quelle procedure dall’animo non buono di questo Re verso sua Beatitudine. Il che nel vero non è. Raccomandomi alla Signoria Vostra Reverendissima et la prego si degni supplicare a Nostro Signore che non voglia farmi svenar qua, così per non haver per molti dì da sostentarmi, come perchè, se non do queste feste la mancia a questi portieri, forieri, etc. Che è numero infinito, resterò mezzo vituperatro. Voglio inferire che mi mandate danari, altramente m’arrendo. Iterum mi racommando, etc.
     Di Parigi, a gli 8 di Decembre 1518
     Humiliss. Ser. di Vostra Illustriss. et Reverendiss. Signoria

il Card. di Bibiena