Parigi, 14 decembre 1518

A Giulio de’ Medici

Reverendissimo etc. Ricevei la lettera di Vostra Signoria Reverendissima de’ 27 del passato, et a gli 8 del presente risposi quanto io haveva fatto col Re et con Madama circa le commissioni, che Vostra Signoria Reverendissima per ordine di Nostro Signore mi haveva date in essa lettera, la qual mia giudicando io essere arrivata salva, non replicherò altrimenti le cose che per essa io scriveva. A gli XI di poi la sera al tardi hebbi la lettera di Vostra Signoria Reverendisima de’ 4 del presente, la quale mi ha molto satisfatto, inteso quanto Nostro Signore mi ordina et commette, m’ingegnerò essequire con ogni possibil diligenza et fede il tutto. Non ho potuto sin qui darli principio, ne forse potrò per tre o quattro dì, perciochè il Re et tutta la corte son volti alle cerimonie, a gli onori et alle carezze, che si fanno a questi Signori Ambasciatori Inglesi, posponendo per hora ogni facenda.
     A’ 10 entrarono i prefati Oratori in questa città con gran pompa et magnificenza. A’ 12 che fu Domenica passata, hebbono la lor publica audienza, et il Vescovo Eliense orò, lodando questa lega et affinità, mostrando, oltre alla capitolatione fatta tra i due Re, per molte ragioni et cause, devere essa unione essere perpetua. In ultimo confortò questa Maestà in nome del suo Serenissimo Re alla impresa contra Infideli. Fu per il Gran Cancelliere risposto a tutte le parti convenientemenle, seconde che prima gli haveva commesso la Maestà Christianissima, et alla parte della essortatione fatta per l’Anglico contra Infideli etc. fu risposto che di già questa Maestà Christianissima, a ricordo et conforto di Nostro Signore haveva fatta chiara et risoluta deliberatione sopra ciò, dicendo le particolarità di tutto quello che li dì passati haveva offerte el promesso quaranla mila fanti etc. Finito questo atto et cerimonia, il Re insieme con gli Ambasciatori se n’entrò in camera et parlò con loro privatamenle, più per honorarli el accarezzarli, che per altro. Questa cerimonia si fece nel Palazzo, el fu cosa veramente grande el bella. Stamane si è celebrata una messa solenne per il Reverendissimo di Boisì, ove dapoi ante altare in manibus meis super Evangelio il Re promise et giurò la osservanza della capitolatione fatta tra le loro Maestà, et oltre a questo, di man propria sottoscrisse la forma del giuramenlo che prima haveva letto sua Maestà. et appresso le due capitolationi della lega et della affinità. Dipoi in casa Monsignor di Parigi il Re, i detti Ambasciatori el io ce ne andammo a desinare, ove la sua Maestà haveva fatto ordinare et apparare il tutto. Andando, il Re disse che Noslro Signore haveva sempre confortato questa lianza, et che l’una, et l’altra Maestà ne haveva obligo grande con sua Bealitudine. Il che approvò il prefato Oratore Anglico con parole molto honorevoli verso Nostro Signore. Nelle cerimonie della Messa io hebbi il luogo che secondo la forma delle cerimonie, datami costì si conviene ad un Legato. Anche a tavola volse sua Maeslà darmi il luogo più honorato, cioè in capo, per la riverenza che ha a Nostro Signore et alla Sede Apostolica, et volse che io dessi stamatlina l’indulgenza plenaria.
     Questi Oratori intendo che si partiranno innanzi le feste, et questi pochi dì che ci staranno si consumeranno tutti in giostre, balli et conviti. Con loro il dì dell’audienza et hoggi ho fatto quell’officio et usato quelle parole che ho giudicato convenirsi.
Di nuovo non ci è cosa alcuna. Ritraggo che di nuovo il Catholico insta che il Gran Maestro s’abbocchi con Ceures.
     Intendo che presto si darà l’ordine a Mons. di Sampolo, a Mons. della Ciambra et a Mons. dello Suì. Le lance che per il Signor Giovan Iacomo haveva il Signor Camillo, si terranno così qualche dì, ma (come per l’altra scrissi) per distribuirle poi in quei della casa.
     Li Genovesi hanno mandato qua le copie de’ Brevi et le risposte fatte a Nostro Sigiiore, sopra la cose del sale comprato, et si mostrano molto duri a far cosa che sia a proposito nostro. Il Re ha risposto in nostro favore molto gagliardamente, ancorchè io prima non sapessi parlar niente di questo ultimo.
     Non posso scriver più, perchè questo cavallaro che va a Lione, vol partire. Raccomandomi a’ santissimi piedi di Nostro Signore et alla Signoria Vostra Reverendissima con tutto il cuore.
     Di Parigi a’ 14 di Decembre 1518.
     Di V. Sig. Reverendiss. humil. serv.

il Card. di Bibiena.