Parigi, 21 decembre 1518

A Goro Gheri

Reverendiss. Dne. fr. car.me. Alli XVI scrissi a V. S. una semplice pollicina in una mia al R.mo Vicecancell. Di poi non ho lettera alcuna sua, di che mi maraviglio, ma non me ne dolgo, percioché fo giudicio ch’el S. Duca mio sia del tutto guarito et che similmente la S. di Madama stia bene, che così piaccia a Dio haverli ridutti, o li riduca in quella vera sanità, che le loro Signorie medessime desiderano et che ricerca il bisogno della casa, di tanti amici, et servitori loro. El S. Amb.re florentine da cinque o sei giorni in qua è malato di febre, causata da gran catharro che gli è sopravenuto. El mal suo sin qui non si mostra di pericolo alcuno, avenga che la paura sua non sia poca. Io spero che non harà male, nè lungo, nè grave. Conforto, et per suo conto priego, la Ex. del S. Duca et voi altri a levarlo di qua, perciochè el daben et buon gentilhouio non ci sta nè volentier, nè sano, et certo questa aria non fa per lui, et se il S. Duca non lo consola del farlo tornare, ci starà di mala voglia, che se gli sopravenisse qualche maggiore indispositione sel potria perdere.
     Quelli pochi giorni che starò a partir di qui, m’ingegnerò lasciar le cose acconcie in modo che potranno star così senza alterarsi talmente che per qualche settimana, sinchè manderete nuovo ambasciatore, potrà, senza pregiudicio, vacare il loco, facendo tornar costì esso ms. Iacopo, come lui supremamente desidera. Di questo mal suo priega V. S. che non faccia intender niente in casa sua. Anche Francesco Nori da dui dì in qua, non si sente troppo bene. La S. V. vederà quanto scrivo a Roma. In particolare non ho da dire altro alla Ex. del S. Duca senonchè io vi acerto che di tutto quel che vien di buono da Roma se ne ha qui gaudio grande con la Ex. S. ricevendolo dalle sue bone opere. Et io in quel che posso mi sforzo tenere il Re et Madama in questa opinione et credenza, avenga però che poco o niente bisogni, perciochè confidano extremamente nella Ex. S. et senza altrui persuasioni credono, et aspettano ogni buono effetto da quella a beneficie loro. Partiti questi Inghilesi chiariremo le partite et verrassi allo individuo et alla resolutione di quel che mi hanno scritto da Roma, che per hora non si è venuto ad alcun particulare et sol si ha la bona volontà del Re. Non sono venuti li Generali delle finanze, però fin qui non si è fatto altro circa lo abbreviare il tempo de li centomila franchi del S. Duca nè havuto altrimenti la sicurtà da loro. Come ci fiano, pensate che operarò che si faccia tutto con fede et con diligentia. Così dite al S. Duca per mia parte.
     Anche non dimentico la cosa de ms. Bernardo de’ Medici, avenga che io cognosca che costoro tirano alla staffa.
     Priego V.S. mi avisi se il S. Duca, sendo guarito, andrà a Roma et quando et se menera la Signora Consorte et quanto vi starà et se la S. di Madonna vi è andata o vi andrà. La expedition delle cose del S. Duca farò ogni cosa sia alla perfettion sua prima ch’io parta di qua. Come per l’altra vi scrissi io non ho operato che il Re pigli in se la lite mossa da Borbon al S. Duca et al Duca d’Albania, percioché Francesco Nori, con consiglio de i savi nostri, mi disse che io nol facessi, perchè voleva prima far vedere da homini intendentissimi i meriti della causa, li quali, per quel che sin qui se ne era visto, pareva che fussino tanto a proposito nostro che alla ventura saria meglio piatir con speranza certa di vittoria che farne altrimenti rimissione etc. Havendomi così detto Francesco più volte ho sopraseduto come ho detto. Madama, temendo che la promotion de’ Cardinali vada tanto in lungo, che la non sia per haver così presto l’Arcivescovo di Tolosa Cardinale, come lei sommamente desidera, per esser suo Cugino, per sue lettere et per Cavallaro aposta caldamente ne scrive a Nostro Signore, a Mons. R.mo et al S. Duca, et ha voluto che anchor io ne scriva alla Ex. Sua, come efficacemente fo, pregandola a far ogni opera perchè la sia satisfatta del desiderio suo. Cosa non è che questa Madama non meriti, per la singular sua devotione et osservantia verso Nostro Signore et per la materna affettion che porta al S. Duca, la quale è si grande che alla ventura pareria bugia a dirla. lo non so più che mi dire alla S.V. se non che a quella mi raccomando.
     Ex Parisiis, XXI bris MDXVIII.
     Prego V.S. che mi tenga in bona gratia del S. Duca et di Ma-donna.
     Le alligate desidero habbiano buon ricapito.

fr. B. Car. S.M. in Port.

(Retro)
Reverendiss. Dno Goro Gherio Electo Plianen. uti fratri car.mo Florentie.

il Cardinale di Bibiena.