Parigi, 28 decembre 1518

A Goro Gheri

R.de D.ne tanq. car.me. Sinché io non ho da voi che la Ex. del S. Duca vada fuori, faccia facende, et sia del tutto guarita et gagliarda come prima, dovete ben credere che io non starò interamente con l’animo quieto et contento, perciochè chi molto ama molto teme. Questo medesimo dico della Sig. di Madonna si che quanto più posso vi prego avisatemi spesso come stanno.
     Scrissivi per la ultima mia del male dello Ambasciatore fiorentino el quale di poi ha preso due medicine che li hanno fatto bon frutto, et se ben non è del tutto tornato nel pristino esser suo, pur si può mettere per guarito, et fra iiij o v giorni tornerà a negotiare. Torno a replicarvi che lo consoliate di levarlo di qua, perciò che questa aria li è molto contraria et lui desidera molto repatriare stimando poter meglio costì che qua servire alla Ex. del S. Duca.
     Ho ricevuto la lettera de’ 5 de V. S. et inteso con quanta prudentia et amore la mi ricorda che oppresso del Christianissimo nelle cose che occorrono si faccia che il S. Duca ne habbi grado. Piacemi sommamente tale advertimento, ma ben dico che è poco necessario meco, perciochè io non potrei cercar nè desiderare questo più di quel che io mi faccia, et certo come anche per l’altra vi scrissi il Christianissimo et madama ricevono dalle opere della Ex. S. tutto quello che hanno di gratie et di bene da Roma da Nostro Signore et da mons. nostro et questo è più vero che il vero.
     Questa cosa della legatione del R.mo Mons. de Baesy preme extremamente al Re et a Madama, et parmi che desiderino non meno per honor loro che per utilità del predetto R.mo mons. che la sia con quelle medesime facilità che era quella de Roano, et quanto al tempo pregano che sia o di iij anni o ad beneplacitum S.Smi D.N. dicendo che per tutti li parlamenti di Francia ha ad essere examinata la Bolla. La quale quando fussi in parte alcuna manco di quella di Roano, dicono che seria di poca reputatione di S. M.tà la quale dice che come è bon figliuolo di Nostro Signore et è per exponere, quanto ha al mondo per beneficio di S.S.tà, della Sede apostolica et della Casa, così crede non essere manco amata et stimata da S.B.ne che si fussi el Re Luigi morto, da Alexandro et Iulio. Li quali ad instantia sua concesseno la legatione etc. Fu per me replicato la difficultà che in ciò troveriano in Nostro Signore et come ne succedeva la ruina della corte di Roma, maxime che alla ventura di altri principi per lor favoriti Cardinali domandariano il medessimo nelle loro provincie, et che per questo si metteria il Papa in travaglio et in despiacere. Infine mi paiono volti a non volerla altrimenti, come dicono, per honor del Re, et che questo sia vero seranno contenti che mettendosi quanto domandano nelle Bolle che hanno ad essere publiche. Nostro Signore faccia secretamente da parte uno Breve al Re e al Gran Maestro o al Cardinale proprio per il quale specifichi quale tempo vuole che duri la legatione et quali facultà non habbia ad usare il legato, et loro dicono che si observera ad unguem. Quanto al dare denari al duca io ho parlato caldamente come da me et trovo che il Gran Mastro non potria più desiderare ogni bene et ogni utile di S. Ex. di quel che faccia, ma dice bene che non si può specificatamente promettere molto o poco, perciochè la legatione vale o non vale assai seconde le facultà et perciò el cardinale è stato da me, et quanto a questa parte dice che si contentera dare al duca el quarto di quel che frutterà la legatione et perchè la Ex. del S. Duca non potessi essere defraudata dice che piglierà quello homo che lei li darà che intenda et veggha li denari di tutta la legatione et che pigli la portione di S. Ex., dandoli officio che possa benissimo far tale effetto. Questo è quanto hieri ragionò meco. Non semo entrati più oltre sicchè io non so come a Roma risolveranno questa materia nella expeditione della quale el Re et mons. Gran Maestro confidano grandemente nelle opere et nel favore del S. Duca. Io non scrivo di ciò a Roma perchè da mons. nostro R.mo non ho sopra questo commissione alcuna, ne ho vivamente parlato solo per amore del S. Duca affinchè, se possibile fussi, costoro se inducessino a volere la legatione nel modo che scrivete et che la Ex. del padrone ne traessi più utilità che si può. Dalle altre cose non scrivo altrimenti a V.S. perciochè con questa sarà una mia al R.mo Vice-cancelliere, nella quale vedrà il S. Duca, se anchora negocia, quanto di qua per me scrivere si può della electione del Catholico in Re de’ romani. Quasi quasi che io comincio ad credere che costoro ne habbino la verità meglio di noi. Io penso, expedite che harò le cose scrittemi li dì passati da Roma, et redutte quelle del S. Duca a termine che non habbino più bisogno de un legato, tornarmene in Italia a rivedere li padroni et voi altri fratelli mei che devete ben credere che supremamente lo desidero. Prego V.S. che mi raccomandi al S. Duca, alla S.ria di Madonna et alla Ex. della Duchessa. Della quale la Regina non mi vede mai che non mi domandi affectuosamente.
     In Parigi XXIIJ Xbris 1518.
     Delle lancie del S. Io. lac. XXX ne harà el Conte Alixandro et XXX el Nipotino, et di queste anchora fia Condottiere il predetto Conte. Le altre si tolgono via,. così me ha pur hopgi accertato Rubertetto.
     A.V.S. mi raccomando.

fr. B. Car. S.M. in Port.

Seria forse bene che a Roma Benedetto o altri per il S. Duca saldassi bene la partita de’ denari per lui concedendosi la legatione perciochè alla ventura la expeditione di essa non mi troverà qua et secondo le facultà che Nostro Signore concederà stimo che costoro daranno più o meno benchè meno che il quarto offerto non possono dare al S. Duca. Credo anche il future legato scriva a Roma qualche cosa allo homo suo di questa parte la quale deve essere ben notata da voi. Se io fussi certo di esser anchor qua a quel tempo non vorrei che passassi per altre mani che per le mie, per servire il S. Duca. Credo che costoro si contenteranno in segreto la legatione sia di due anni.