San Germano, 11 aprile 1519

A Lorenzo de’ Medici, Duca di Urbino

Illustrissimo et Excellentissimo Signore mio etc.

L'ultima che io ho da Vostra Excellentia è di 28 del passato, per la qual ella mi avisa la difficultà che ha di rihaversi, massimamente per la mollification delle braccia, per la raucedine della voce et per la debileza in tutta la persona; cose che tanto più mi dan fastidio quanto men aspettate eran da me, conciosiaché io pensava Vostra Excellentia essere horamai ben risanata et haver del tutto ricoverate le forze sue. Tuttavia, hor che siamo nella primavera et che andamo verso il tempo migliore, spero che Vostra Excellentia totalmente di brieve si rihaverà. Io non posso far a beneficio suo altro che pregare et far pregare Dio continuamente per Vostra Excellentia, la qual cosa quella può esser certa che da me non fia punto pretermessa né scordata.
     Delle cose di qua et delle nuoue che si hanno circa il maneggio della elettione non dirò altro perché mi rimetto a quanto Vostra Excellentia vederà nella qui alligata a Monsignor Reverendissimo. Sol non lascierò di avisarle che delle vive et veramente caldissime opere che Nostro Signore va ogni dì facendo in favor di questa Christianissima Maestà affinché pervenga alla elettione dello Imperio, io mi sono sempre sforzato et tuttavia mi sforzo con ogni ingegno di farne havere quello grado a Vostra Excellentia che si conviene et sia certa che Sua Maestà et Madama l’hanno sì fatto che se mai la Excellentia Vostra fusse o qui o a Roma personalmente non lo potrieno havere maggiore.
     Quanto alla cosa della legatione et allo asicurarsi de li xx milia scudi, non havendo io saputo per altre lettere di costà né manco da Roma questa concessione di detta legatione se non per questa ultima di Vostra Excellentia molti dì dopo il fatto, quella può pensar che la via mi è chiusa di pigliare partito di sorte alcuna che sia buono. Io ne ho parlato con Monsignor di Boysi: Sua Signoria in fine si rimette in tutto a quanto si farà da li huomini et però io non son più in tempo di poter far quanto Vostra Excellentia desidera, come per aventura sarebbe stato se io prima havessi hauta miglior notitia.
     Fu detto, quando scrissi in questo proposito a Vostra Excellentia, che si mandassino denari al Signor Marcantonio, ma non seguì lo effetto et fu sopraseduto, percioché costoro sono impediti su questa cosa della electione, a la quale sola tutti attendono et non ad altro. Lasciorono star di domandargli etc. e quelli denari hanno cumulati con li altri.
     Delle cento lance di Vostra Excellentia, con buona occasione et destramente mi industriarò di far opera col Re Christianissimo che Vostra Excellentia ne sia consolata, che così veramente è ragionevole. Il medesimo farò circa il giudicio che Vostra Excellentia desidera che Sua Maestà dia fra lei et il Duca d'Albania, secondo fu parlato fra voi, prima che si dia la sententia di Locogues [?] nel Parlamento; la qual sententia è in propinqua speranza di potersi havere. Subito che sia tornata Sua Maestà, che è fuori, et sarà qui fra iij o iiij dì, farò il debito, benché il prefato Duca non è qui. Con Madama anchora non lascierò di far l’officio per la lite di Alvernia con Monsignore di Borbon. In somma sia certa Vostra Excellentia che in tutte queste cose et in ogn'altra che si aspetti a lei mi sforzarò di adoperare in modo che prima che io parta di qua tutte saranno condotte in termine che Vostra Excellentia ne potrà star con l’animo riposato et contento. Et non bisogna che la Excellentia Vostra si iscusi meco, dicendomi che le duol darmi alcuna fatica nelle cose sue, percioché quello che ella stima mi sia fatica mi è consolatione grandissima et mi fa infinito piacere a comamdarmi et servirsi di me in ogni sua occorrentia; che se per lei havessi io così il modo come ho l’animo certo Vostra Excellentia conosceria non haver più affettionato né più amorevole servitore di me al mondo. Harej fatto che ’l Re pigliassi su di sé et assettassi la cosa tra Vostra Excellentia et Borbon come già quella mi scrisse, ma Francesco Nori et li agenti suoi qua mi dixono le ragioni [...] li guidasse et che se haria la sententia in favore et che per quella era meglio [...]are per piato che cercare risposta per altre uie.

A Vostra Signoria senza fine mi raccomando.

In San Germano, alli xj di Aprile 1519

Servitore et fratello B. Cardinale Santa Maria in Portico