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Roma,
30 agosto 1520
A
Federico Gonzaga
lll.me
et Ex.me D.ne hon.
Giunse qui martidì sera il cavallaro
che V. Ex. spacciò sopra il caso della morte della M.sa consorte
del conte Baldessar nostro, il quale apieno exeguì tutta la prudente
commissione et ordine che V. S. gli havea dato in far capo a me, et nel
darmi tutte le lettere in mano. E perchè esso conte Baldessar si
trovava apunto quella sera haver cenato qui meco et era assai di buona
voglia, communicata prima la cosa con Monsign. mio R.mo Rangone, et datagli
la lettera di Vostra Excell. ci parve di donargli quella notte quieta,
quasi come in conto di guadagno, facendogli solamente dare la lettera
delle faccende di V. S. La mattina poi Mons. R.mo Rangone, il conte Annibale
et io insieme con quegli altri che ci parvero opportuni al bisogno, il
meglio che sapemmo gli facemmo intendere il tristo caso: il qual V. Ex.
può esser certa che gli apportò tanto cordoglio et tanto
affanno che non fu di noi che non lagrimasse di pietà per buona
pezza. Pur poi confortato da noi et ancora da se stesso come prudente,
se ben con difficultà, alfin disse volersi accordar con la volontà
di Dio et con la necessità de la natura. Gli demmo appresso le
lettere di V. Ex. et quelle di Mad.ma sua madre et l’altre. Quelle
di V. S. gli hanno in parte lenito quel duro dolore sì per la grande
amorevolezza che gli intende esser suta mostrata costì da lei nella
morte di quella poverina, come pel gentil atto che V. Ex. ha usato di
expedir così prontamente quel cavallaro, comprendendosi da ciò
quanto V. Ex. ami m. Baldessar et tenga conto di lui et de’ suoi
mali.
Di questo atto et la S.tà di N. S.
et ciascun altro che l’ha inteso ne commenda et lauda supremamente
V. S., ma m. Baldessar sopra modo le ne rimane obligato. La puntura sua
credo lo trafigge più assai dentro che non appar di fora, seben
molto appare, et si conosce manifestamente ch’egli amava la sua
consorte da vero, la memoria di quale non so come potrà partir
mai più da lui, et ragionevolmente havendo fatto irrecuperabil
perdita di così nobile et virtuoso pegno. Piaccia alla divina clementia
dar riposo a lei di là eterno, et consolar di qua lungamente il
suo marito, le lodevoli conditioni del quale certo lo fan degno di lunga
vita et di contento.
Io mo’, S.r Ill.mo, ringratio V. Ex.
quanto più efficacemente posso della elettione fatta di me per
havermi tenuto atto a mollire una sì forte novella, et pel giudicio
ch’ella ha dell’amore che io porto a m. Baldessar, il qual
amor certo non è minore che da fratello carnale. Io mi son sforzato
di confortarlo quanto m’è stato possibile, et sforzaromene
ancora non men per beneficio mio medesimo, stando io a parte come sto
d’ogni suo dispiacere.
Io ricordo a V. Ex. che le son quel buon
servidor che son sempre stato alla fel. mem, del S.r suo padre et che
desidero quella si serva di me, dell’opera et d’ogni altra
mia facultà in tutte le occurrentie sue con quella sicurtà
et fede che io darei con V. Ex. ecc.
Rome, XXX augusti 1520.
Deditiss.o
S.re
el Card.le di S.ta M.a in Portico.
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